Porto, prima di scegliere il nuovo presidente serve un progetto

Ha tenuto banco in questi giorni, e l’eco delle polemiche non si è ancora spento, l’aspro scontro in atto tra un ampio fronte politico-istituzionale ed imprenditoriale e il Presidente dell’Autorità Portuale Hercules Haralambides. Oggetto del contendere non più l’idoneità di quest’ultimo a ricoprire la carica, in quanto cittadino straniero, ma la sua capacità di condurre l’Ente di gestione del nostro scalo portuale.

Sul primo versante si era già pronunciata in via definitiva, del resto, la magistratura amministrativa, accogliendo il ricorso a suo tempo presentato da un altro aspirante a quella carica, l’ingegnere brindisino Calogero Casilli. La sentenza del Consiglio di Stato, poi, era stata sospesa, in attesa di una pronuncia in merito della Corte di Giustizia Europea. Il professore greco sembra sia stato scaricato anche dai suoi antichi sponsor, i rappresentanti territoriali del PDL, che pure a suo tempo ne avevano caldeggiato la nomina.

Sulla identità del suggeritore occulto non è mai stata fatta chiarezza, essendo difficile credere che il Sindaco dell’epoca o i sui sodali del popolo della libertà avessero una conoscenza diretta di questo oscuro professore universitario. Le accuse reciproche hanno raggiunto livelli di durezza inusuali. Ad Haralambides si rimprovera la perdita dei finanziamenti di cui era beneficiaria l’Autorità portuale; l’elargizione di premi ai dipendenti dell’Ente non supportati da risultati apprezzabili; l’aver scelto di localizzare il terminal crociere sulla banchina di Costa Morena Est, attualmente adibita a luogo di sbarco del carbone e del cemento, e di aver effettuato la gara per la sua gestione prima ancora che l’infrastruttura fosse realizzata.

Lui risponde dicendo che lo si vuole rimuovere e perché paladino della legalità e strenuo oppositore di interessi occulti (quali?) che si agitano nel porto. L’epilogo della contesa si è consumato nell’ultimo Comitato Portuale, con la bocciatura del Bilancio di Previsione per l’anno in corso. A nulla sembra essere servito l’estremo tentativo del professore di cambiare in corsa i suoi sponsor politici, con la proposta di nomina a Segretario Generale dell’ex Onorevole Casilli (ironia della sorte, omonimo dell’ingegnere che per primo si oppose alla nomina di Haralambides).

Sono rimaste estranee al dibattito una benché minima disamina delle cause alle origini della crisi che ha colpito il nostro porto e le proposte per un suo rilancio. Generalmente si tende a sostenere che lo scalo portuale ha smesso di rappresentare una fonte di ricchezza per la nostra città a causa della inadeguatezza del vigente Piano Regolatore Portuale. Ancora una volta sembra prevalere la fiducia nelle capacità salvifiche di uno strumento di programmazione territoriale che in realtà va riempito di idee e contenuti per dispiegare effetti positivi.

L’affermazione secondo cui un Piano Regolatore “vecchio” (il nostro risale al 1975) è per sua definizione inattuale lascia sconcertati. Il vigente strumento urbanistico, in realtà, aveva disegnato un porto polifunzionale, capace di essere ad un tempo scalo per i passeggeri ma anche struttura al servizio dell’industria chimica ed energetica presente sul nostro territorio. E le varianti che erano state definite dieci anni fa avrebbero avuto l’effetto di esaltare questa polifunzionalità.

Veniva così definito uno scalo che nel seno di Levante avrebbe potuto ospitare la nautica da diporto, in armonia con il progetto di Water Front messo in campo dalla Amministrazione Comunale e grazie anche all’Accordo di Programma sottoscritto per la rimozione dei serbatoi POL della Marina Militare e il loro spostamento nell’area di Capobianco, espressamente destinata nel vigente PRP ad accogliere depositi di carburante ed altri prodotti energetici.

In un’area attigua sarebbe stato realizzato anche l’impianto di rigassificazione proposto dalla British Gas. Il traffico passeggeri sarebbe stato concentrato nei cinque nuovi ormeggi da realizzare a Santa Apolinare mentre a Costa Morena Ovest avrebbero trovato accoglienza le merci sfuse ed i trailers., anche grazie allo spostamento del punto di approdo delle navi che trasportano il GPL (come espressamente previsto nel piano degli interventi dell’Area a rischio di crisi ambientale di Brindisi) e all’obbligo convenzionalmente previsto a carico dell’Enel di realizzare un nuovo molo per lo sbarco del carbone e l’evacuazione delle ceneri, dei gessi e dei fanghi.

Infine, a Costa Morena Est sarebbe sorto il terminal containers proposto da Malta Freeport. Abortiti i progetti del rigassificatore e del terminal containers; persi i finanziamenti per i cinque approdi di Santa Apollinare: destinati altrove (per ampliare la Caserma Carlotto!) i finanziamenti ottenuti dal “Tavolo D’Alema” per la realizzazione dell’Accordo di programma con la Marina Militare, si tratta ora di decidere, una volta per tutte, di quali interventi infrastrutturali ha bisogno il nostro porto per rilanciarsi; con quali risorse realizzarli; quali traffici privilegiare e, una volta assunte queste decisioni, scegliere l’uomo migliore cui affidare la realizzazione di questi obiettivi.

Il resto sono chiacchiere e, come si dice a Brindisi, le chiacchiere non riempiono la pancia!

Giovanni Antonino